Dopo aver portato a casa il reddito di cittadinanza, anche se ancora manca il decreto attuativo, il MoVimento 5 Stelle è già pronto nel 2019 per una nuova stretta contro i privilegi. E questo dopo aver messo mano già alle pensioni d’oro tagliandole a vantaggio, invece, dell’introduzione della cosiddetta pensione di cittadinanza. ‘Siamo solo alla fine dell’inizio. Una classe di privilegiati ci sta combattendo perché stiamo bloccando le pensioni d’oro, stiamo bloccando un sacco di cose’.
Questo è quanto, tra l’altro, hanno dichiarato congiuntamente, nell’augurare buon anno a tutti gli italiani, l’esponente M5S Alessandro Di Battista, tornato dal suo lungo viaggio in giro per il mondo, ed il vicepremier e ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. La prossima tappa, per smontare i privilegi della cosiddetta casta, è infatti rappresentata dal taglio degli stipendi dei parlamentari, ovverosia di una misura che, di conseguenza, colpirà tutti e non solo i deputati ed i senatori del MoVimento 5 Stelle che già si tagliano lo stipendio al fine di destinarlo ad un apposito fondo per il sostegno alle piccole imprese.
Il taglio dei costi della politica, in controvalore, rappresenta in ogni caso una sorta di misura spot in quanto non è chiaramente un provvedimento tale da incidere in maniera efficace sul miglioramento delle finanze pubbliche e sulla riduzione del debito. Ed anche per questo, quando M5S proporrà, come forza di Governo, il taglio degli stipendi dei parlamentari, di sicuro lo scontro con le opposizioni sarà molto aspro. Quel che è certo, pur tuttavia, è che tutti i parlamentari ed i senatori M5S non potranno esimersi dall’appoggiare il provvedimento, altrimenti non si rischiano solo i richiami, ma anche le espulsioni.
La conferma in merito è arrivata proprio in questi giorni con l’espulsione di alcuni di quelli che la stampa nazionale ha definito come dissidenti dell’M5S. Si tratta, nello specifico, dei parlamentari Gregorio De Falco e Saverio De Bonis, e degli europarlamentari Giulia Moi e Marco Valli. Gregorio De Falco, lo ricordiamo, è noto, in una telefonata al comandante Schettino durante il naufragio della Costa Concordia, per aver intimato al comandante il ritorno a bordo con un ordine perentorio e colorito in qualità di capo sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno.